Maria SS. del Balzo Storia e miracoli
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Cronologia della sacra effige della Vergine del balzo, dei suoi miracoli passati e del Suo santuario

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Cronologia:

1660

Vincenzo Addorno, pastore bisacquinese vide una luce irradiarsi da alcune rocce. Il giovane si avvicina ai sassi e scopre un’immagine sacra, ma custodisce il  segreto per sé

Il pastore Francesco Perratore di 60 anni, da lontano vide sul Triona una grande luce uscire da una rupe.

1661

Frate Angelo da Giuliana, del convento di S. Anna, vide in sogno il Triona irradiato di una luce misteriosa e una folla di fedeli  prostrati in venerazione.

1664

Fra Bonaventura da Termini durante un’omelia quaresimale apostrofò  il monte Triona dicendo: “Ma a Quella …a Quella tutti cedono”.

1664 (Primavera)

Due giovani, trovandosi sul monte Triona casualmente scoprono, l’immagine della Madonna.  Ma dopo un breve momento di preghiera, decidono di darsi al gioco. Uno dei due scoperto di essere stato ingannato, con ira, prende la propria falce e la scaglia verso il compagno che, scansandosi, permette alla falce di colpire la fronte della sacra immagine di Maria, dalla quale subito fuoriuscì del sangue. E mentre avvenne ciò, il giovane, che aveva scagliato la falce, si accasciò a terra, morto fulmineo, per la sacrilega azione compiuta. Il compagno,dopo essersi accertato della morte dell’amico, corse, a gambe levate, verso il paese per avvisare dell’ accaduto i familiari.

Presentandosi dalla madre del giovane sacrilego, affannosamente raccontò quanto avvenuto, dopo le urla di disperazione della madre, amici e parenti corsero, immediatamente, sul Triona,dove trovarono il corpo esanime del giovane, ai piedi della Madonna con la fronte insanguinata. Dopo ulteriori grida e pianti, la madre inginocchiata davanti alla Madonna, raccolse sulle sue braccia il figlio morto e rivolta alla Madonna disse:

“Matri Santissima

Vui chi pruvastivu u duluri di tiniri ‘nmazza vostru figghiu mortu,

capiti chi provu na stu mumentu,

liberatimi di stu turmentu,

facitimi na grazia,

ridati la vita a stu figghio,

e sullivatimi di sta disgrazia”.

 

La grazia non tardò ad arrivare e il giovane tornò in vita, tra le voci di ringraziamento della madre e dei convenuti a Dio e alla Madonna.

Quello fu il 1°miracolo poi altri se ne aggiunsero, così il popolo decise di costruire il santuario che fu completato da mastro Pietro Scalora sotto la guida del concittadino arch. Vincenzo Nicolosi .

Durante la costruzione un fatto aveva sconvolto gl’ animi e i lavori, infatti un giovane manovale Giovanni Rosato, mentre porgeva del materiale, sul ponte più alto, mise un piede in fallo e cadde nel dirupo, tra i massi e i rovi. I compagni lo raccolsero e lo deposero ai piedi della Santa Vergine confidando nel miracolo,che non tardò ad arrivare, la mattina seguente lo tornò a lavorare  sul ponteggio sano e pieno di vita. Raccontarono in seguito il fatto affinché la gente sapesse del prodigio avvenuto.

1679

La chiesa fu terminata, aperta e svelata la sacra immagine,che benché non fosse impeccabile dal lato artistico, spirava però molta devozione.

Tale è la descrizione che ne fa l’Alberti.

“E’ questa immagine di mezzo rilievo, a forma di un piccolo quadro, alta due palmi e poco meno larga.  Ha la SS. Madre  sul destro braccio il Bambinello Gesù.  La materia, quantunque sia di gesso, fa non di meno vista di stucco, e va pennelleggiata coi suoi bei disposti colori. Ed è così vaga l’immagine della Madre e del Figliuolo e con occhi sì vivaci, che quanti per devozione vi affissano lo sguardo, ne sentono le voci al cuore e si risolvono con tenerezza ad amarli, senza potersi mai saziare d’averli mirati abbastanza.

In seguito i gesuiti, che promossero il culto alla Vergine del Balzo, fecero costruire accanto, alla chiesa, un campanile, che il paese fornì poi di campane.

1738

Ai tempi dell’ Ab. Fontanetta, dovendosi sostituire una campana rotta con una nuova più grande, fu demolito il vecchio campanile e ricostruito uno più sontuoso rivestito di travertino.

Ben presto s’era provveduto ad allargare il sentiero stretto e tortuoso che arrivava fino al santuario con una strada più comoda,anche in questo caso,il popolo contribuì generosamente alle spese.

In seguito il P. Bernardo da Termini, cappuccino, vi fece collocare, pure a sinistra, le croci della Via Crucis. Demolite queste dall’ingiuria del tempo,furono restaurate con maggior arte dal Rettore Di Giorgio,il quale,essendosi consacrato tutto alla glorificazione della Vergine del Balzo,fece alzare all’inizio della strada i due obelischi.

Compiuta la strada, fu lastricato parte del piazzale d’ingresso.

Attigua alla chiesa fu costruita la Sagrestia, di forma quadrata, stuccata nella volta. Delle stanze con balconi aperte sul piazzale furono costruite per i pellegrini; in esse, più tardi, il Del Giorgio allestì un piccolo museo di storia naturale con prodotti trovati da lui o avuti da amici insigni; oggi però non ne rimane nessuna traccia.

Miracoli:

La Vergine del Balzo ha adempito coi suoi fedeli tutti gli uffici di madre, e di madre onnipotente.

Abbiamo narrato le due resurrezioni da morte che accompagnarono e seguirono il ritrovamento dell’Immagine sacra, un’altra ne riferisce il Del Giorgio.

Il figlio di tale Antonio Di Cristina, mentre, a cavallo col vecchio padre si avviava al suo podere nella tenuta della Gilia, dal giumento, improvvisamente impennatosi, fu gettato sopra un masso e sul colpo morì. I parenti nel vedere riportato in casa il giovane, cadavere, rivolsero, alla Vergine del Balzo fervidissime preghiere miste ad alte grida e amarissimo pianto; e così viva fu la loro fede, che l’estinto, come il figlio giovinetto della vedova di Naim, si alzò dal feretro vivo come prima. Numeroso popolo presente  al prodigio, ne rese grazie alla Vergine  e una tavoletta votiva ne tramandò l’avvenimento.

Le malattie più gravi e incurabili, quale febbre maligna, isteria, rachitismo, lebbra, reumatismo, sono fuggite al nome di questa divina Taumaturga:

Una religiosa benedettina della Badia di S.Nicolò, in Bisacquino, Antonina Mancuso, venne già liberata da acutissimi attacchi isterici che in mezzo a terribili dolori e convulsioni, l’avevano ridotta in fin di vita.

Agli inizi del 1931, una tal signora Napoli, oriunda di Contessa Entellina, ma nata in America e residente a Sacramento in California, scriveva di avere ottenuto, otto anni prima, dalla Madonna del Balzo, la guarigione del figlio allora decenne, Calogero, gravemente ammalato e spacciato da tre medici; della quale grazia riconoscente essa ogni anno inviava una buona offerta per la Messa Cantata del 15 agosto.

Successiva è la guarigione di una bambina a nome Rosalia Guarino di Cesare. Al sesto mese dalla nascita la piccola Rosalia fu colta, alla gamba da un improvviso malore che gliela rese inerte rattrappita per tre giorni: il popolo parlò di paralisi infantile. Venne il primo sabato di ottobre (1930); i genitori angosciati, con la bambina in braccio, salirono, in pellegrinaggio  al Santuario ed in un impeto di fede viva la deposero sull’altare maggiore innanzi alla Vergine del Balzo, inginocchiandosi a pregare con commoventi singhiozzi. Poi discesero fiduciosi: prima di sera, la bambina poté distendere la gamba e posare il piedino, guarita.

Più volte la nostra Patrona, vera stella serenatrice del mare, ha salvato i suoi fedeli dalle tempeste marine e dalla piena dei fiumi.

Due nostri insigni concittadini, il P. Francesco Guśmani Reggente del Collegio di S. Paolo alla Regola (Roma)  e  D. Tommaso Maria Del Giorgio, laureato all’Università di Catania, mentre navigavano l’uno verso l’isola di Ponza, l’altro verso Genova, ottennero miracolosamente dalla Vergine del Balzo che “ i navigli fossero salvati da fiere tempeste insorgenti”84

A nessuna sventura è stato insensibile il cuore della Madre! Ella ha salvato i figli dai terremoti, dalle folgori, dalle esplosioni delle armi da fuoco, dagli investimenti mortali; caduti nei pozzi o sepolti dalle macerie o trascinati sul’orlo dell’abisso, li ha tratti prodigiosamente a salvamento; in ogni pericolo li ha soccorsi, in ogni dolore consolati.,

Quando una volta in Bisacquino dominava devastatrice la siccità e le erbe e gli alberi si disseccavano per difetto d’umori e l’intristire delle messi minacciava gran carestia, bastò che il popolo intero in abito di penitenza facesse ricorso alla Vergine del Balzo, perché sul Triona, come sul Carmelo ai tempi di Elia, si addensassero le nuvole e cadesse in gran copia la pioggia ristoratrice.

Più vivamente ancora deve commuovere il cuore di questa Vergine Madre il grido delle spose e delle madri. Non una volta Ella ha rallegrato di figli le donne sterili, ha reso felici i parti. Ai tempi dell’Ab. Del Giorgio la moglie del barone Enrico Gambari di Rieti, ottenne per Lei un bimbo in mezzo alle più critiche circostanze.89

 

Molti e molti furono e sono ancora oggi le grazie ed i miracoli ottenuti dai fedeli per intercessione della Madonna del Balzo, così da allora ad oggi, tutti i devoti si recano, nei 15 giorni che precedono la festa dell’Assunzione(15 agosto), e tutti i sabati dell’anno presso il santuario a fare visita e stare insieme alla loro piissima Madre.

 

I FATTI RIPORTATI NEL TESTO SONO TRATTI  DAL  VOLUME

“ LUCE DEL TRIONA “

DI GIUSEPPE PETRALIA E VINCENZO RUSSO

CHE A LORO VOLTA LI HANNO ASSUNTI DA TESTI E AUTORI PRECEDENTI.