Tempo di Pasqua
La domenica della Risurrezione del Signore Gesù, costituisce una festa che non si esaurisce nel solo giorno della domenica, ma che prosegue per cinquanta giorni: il tempo pasquale. Tutti i giorni di questa cinquantina devono essere celebrati “con grande gioia”, e, secondo Tertulliano, costituiscono un unico giorno di festa che, continua S. Ireneo, “ha la stessa importanza della domenica”. È il tempo che si apre con il giorno di Pasqua e si chiude con la solennità di Pentecoste. Ciascuna delle sette domeniche (“di Pasqua” e non “dopo Pasqua”) con le loro sette settimane (7x7), una settimana di settimane, rimanda ad un tempo completo che coinvolge l’umanità redenta dall’unico sacrificio del Cristo attuato nel mistero pasquale, nel quale il cristiano viene coinvolto e immerso. Tutto richiama in questo tempo alla gioia e all’esultanza del mattino di Pasqua: le vesti bianche dei ministri che ricordano quelle del Risorto e degli angeli; l’Alleluia, che è il canto incessante dei redenti; il cero pasquale, simbolo del Cristo risorto, che accompagna con la sua presenza accanto all’ambone tutto questo tempo.
Fin dai primi secoli si è visto questo tempo come il più felice (tanto da parlare di laetissimum patium) per celebrare il Battesimo e gli altri sacramenti. È il tempo nel quale il Signore risorto è venuto frequentemente in mezzo ai suoi discepoli, il tempo nel quale fu comunicata la grazia dello Spirito Santo e che ha fatto intravedere l’esperienza del ritorno del Signore. In questi cinquanta giorni Gesù educa gli apostoli e anche noi, che riviviamo nella fede questo tempo attraverso le varie apparizioni, a comprendere i segni nuovi della sua azione nel mondo. Con profondo intuito, frutto dello Spirito, la Chiesa ha dedicato questo tempo alla “mistagogia” dei neofiti nati alla grazia nella notte di Pasqua. Infatti, proprio nel tempo pasquale la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella meditazione del vangelo, nella partecipazione all’eucaristia e nell’esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica della vita.
Il tempo pasquale celebra la presenza di Cristo in mezzo ai discepoli, la sua manifestazione dinamica nei segni che diventano il prolungamento del suo corpo glorioso: la parola, i sacramenti, l’Eucaristia. Ma Cristo vive nella Chiesa, continuazione della sua presenza storica. Infatti nella prospettiva della Pasqua si avvera la promessa di Gesù:
“dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Il giorno della Pasqua è anche lo stesso giorno dell’effusione dello Spirito Santo (cfr. Gv 10,19-23). In questa prospettiva la Chiesa legge in questo tempo il libro degli Atti:
questi sono il Vangelo dello Spirito che agisce nei battezzati per completare nella vita quanto è
stato ricevuto nella fede.
Tutta la liturgia pasquale sottolinea infine la novità battesimale della vita cristiana, la continuità con la novità del Risorto, la vita come culto spirituale con la potenza dei doni e dei frutti dello Spirito.
Don Giacomo Sgroi
Tratto da “Giornotto” dell’Aprile 2013
Date: 05/08/11
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